Tre amiche e un caffè: non è una strofa di Raf canticchiata male, ma l’inaugurazione di un’associazione costruita interamente da quote rosa il 31 Ottobre del 2013, con sede a Castelsaraceno. L’associazione Memole nasce dagli studi, dalla passione di Angela Lauria, Enza Bruno, Enza Iannella, ma anche dall’apatia che si respira nei piccoli paesi e che rischia di degenerare in frustrazione personale. Un potenziale di energia positiva, contro il lento, indifferente defluire del tempo, incanalato nei colori della pedagogia, della lungimiranza turistica e dei beni culturali. Lo statuto dell’associazione elenca tra i suoi scopi la gestione di punti ludici, l’offerta di opportunità di aggregazione, impegno, crescita culturale e la valorizzazione del patrimonio storico-culturale, il turismo sociale. L’associazione di promozione sociale viene battezzata con la pellicola giapponese degli anni ’80, l’anime televisivo di un folletto dalla capigliatura color lilla che si avventura sulla Terra, intrepida, che non si lascia suggestionare dalle spropositate dimensioni del pianeta. La sigla del cartone parla di quelle che potrebbero essere le parole chiave dell’associazione: una foresta, tanti amici, felicità e compagnìa. L’avventura di queste tre amiche castellane viene ufficializzata con la vincita di un bando comunale del Dicembre 2013 (aggiudicazione definitiva con la determinazione n. 167 del 5/12/2013), il cui oggetto era l’affidamento del servizio di organizzazione e gestione del progetto “Sezione Primavera” per l’anno scolastico 2013/2014, “un progetto sperimentale di ampliamento dell’offerta formativa rivolta a bambini dai 24 ai 36 mesi (…) finanziato con risorse regionali”(Premessa, determinazione del responsabile dell’area amministrativa n. 147 del 12 Novembre 2013).
Da tre che erano, ad oggi i soci sono sei e sono attualmente impegnate in laboratori ludici-creativi estivi (“E’ estate!!!Divertiamoci…”), un appuntamento a scadenza quasi giornaliera che impegna bambini dai 3 agli 11 anni nella gestione creativa di materiale riciclato. Tempere, porporina, plastica e cartone per animare le piatte giornate castellane. Convinte che il tempo non vada ammazzato, ma riempito, le memoline tiran fuori dal loro cappello bozze di progetti che vanno dal doposcuola a un centro per disabili a un’iniziativa che coinvolga le anziane del paese che, a differenza dei loro mariti, non hanno a disposizione un punto di ritrovo, un cantuccio ricreativo che non le releghi alle mansioni del focolare domestico ma che le incoraggi a ripensare il loro tempo libero di pensionate.
La progettazione, il coordinamento pedagogico dell’associazione -mi spiega il presidente Angela Lauria- dovrebbe e deve insistere sulla libera espressione della creatività, sulla sperimentazione attiva del bambino che nell’era tecnologica cresce con un’educazione bell’e pronta e con un’assenta manualità, rapito com’è nei display a cristalli liquidi dei tablet che sminuiscono la capacità critico-cognitiva, la bellezza dell’esplorazione e della ricerca delle proprie attitudini. “Non esiste più la bambola a cui tagliare i capelli”, mi fa notare Angela. Il programma del progetto estivo, col patrocinio dell’amministrazione comunale, prevedeva anche laboratori di cucina e artigianato che però una scarsa disponibilità degli anziani del paese ha reso una proficua intuizione in una sterile attuazione.
“Qual è la risposta alle vostre iniziative da parte della cittadinanza?”, chiedo a questa preparata trentenne che fa del suo titolo di studio una professione.
E la risposta ruota intorno alla difficoltà di scansare la solita, banale prospettiva del castellano medio, che pretende senza voler dare nulla in cambio, né in termini economici né in termini di risorse umane. Del genitore che fa partecipare il figlio per non vederlo in casa a gironzolare (l’importante è che il figlio sia ben vestito, alla moda e meglio degli altri, perché altrimenti ti tocca il proverbiale e laconico “è vergogna”!). Di quello che guarda con diffidenza a un servizio terziario come la scuola primavera, intendendolo come babysitteraggio e non educazione a tutti gli effetti. Insomma, c’è molto da lavorare, a livello di mentalità, e l’associazione Memole è coivolta in questo cambiamento, dato che uno degli obiettivi del gruppo è consolidarsi in cooperativa.

Ma se è vero che la fantasia dei bambini può salvare il mondo, allora la numerosa affluenza ai laboratori estivi è un buon segno per la vivacità di Castelsaraceno.
Una delle bozze dell’associazione riguardava, inoltre, un progetto di lettura animata di favole, che però la scarsa disponibilità dei libri in catalogo nella bibliomediateca comunale ha preventivamente frustrato. Tuttavia quest’idea si è incrociata con la passione teatrale di una ventiduenne che studia filosofia come Maria Iacovino e l’intenzione dell’amministrazione comunale di valorizzare una bibliomediateca ridotta negli anni a internet point. Così, il 10 e l’11 Agosto il luogo che ad oggi accoglie lo sportello IAT si è trasformato in una sala accogliente grazie alle decorazioni di Hakuna Matata e Chiara Cirigliano , ai suoi raffinatissimi palloncini, alle costruzioni floreali che con essi mani esperte riescono a comporre, ai disegni delle altre socie e all’animazione di una volontaria IAT truccata a mò di gattina. La favola raccontava la storia di Sepulveda, della gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, nonostante le leggi di natura non prevedano nessuna solidarietà così articolata. La risposta dei bambini alla domanda sulla morale della favola ha ubbidito a quella semplicità disarmante di cui solo i bambini possono essere protagonisti: anche se siamo diversi, dobbiamo aiutarci e possiamo essere amici.
Quando riusciremo a interiorizzare queste parole, solo allora le passioni godranno di un contesto favorevole per svilupparsi, abbattendo veli latenti di invidia ingiustificata che deprimono la crescita della cittadinanza castellana.