Ubaldo ha quarant'anni. Si è laureato in ingegneria a Perugia, lavorato tra Milano, Taranto, Potenza e trascorso sei mesi ad Amsterdam aderendo a un programma Erasmus per giovani imprenditori. E' socio di una società che opera nel settore delle rinnovabili e dell'efficienza energetica e di una cooperativa di servizi turistici. Da un anno è papà di Antonio. Oggi, siede su uno sgabello del locale che suo padre inaugurò negli anni '70 e che durante l'infanzia accoglieva i suoi pomeriggi, a guardare la trafila di fornitori e scatoloni fare la spola tra il piazzale e gli scaffali. C'erano quaderni e giocattoli per i bambini, alimentari, cornici e elettrodomestici per le mamme, c'era un bar per tutti.
Nella prossima primavera, le porte in vetro che affacciano sul costone roccioso del centro storico e del Monte Raparo ospiteranno un progetto di promo-commercializzazione di prodotti tipici lucani, finanziato per una parte con fondi del PSR Basilicata, insieme all'inaugurazione del #Pontetraidueparchi e la contaminazione culturale che Ubaldo si augura. Ubaldo investe sulle tre anime in cui crede risieda la ricchezza della Basilicata: energia, turismo e - connesso al settore della gastronomia - agricoltura. Degustazione, incontro con i produttori del territorio e incrocio delle generazioni dei bambini con quella dei nonni: il cibo per Ubaldo è sapienza che definisce una filiera preziosa per i territori fatta di terra, mani, solchi, convivialità, stagioni, linfe che si rinnovano.
Ubaldo conosce il valore del cibo per riconoscersi nell'arte del vivere-bene e per proseguire con sguardo fiero, convinto che la modernità e la disponibilità dei servizi non possano sussistere se dimenticano la tradizione